Il decreto «Sulla separazione della chiesa dallo stato e della scuola dalla chiesa» e quello «Sulle associazioni religiose» del 1929 posero la Chiesa ortodossa russa fuori legge. Le persecuzioni contro il clero e i credenti ora si attenuavano, ora divampavano con nuova forza, sia nel periodo prebellico, sia nel periodo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Per la quantità dei martiri che soffrirono per la fede la Chiesa russa sorpassò più e più volte la schiera dei martiri cristiani che erano andati incontro alla morte nei primi secoli di persecuzione da parte dell’impero romano pagano. I processi politici alla fine del XX secolo in Urss condussero al tracollo dello Stato sovietico. Tuttavia, già prima del momento in cui, nel dicembre del 1991, cessò di esistere l’Unione Sovietica, era iniziata la rinascita della vita religiosa in tutto il suo territorio. Ciò accadde, come sembrava, in maniera assolutamente inaspettata, nel 1988. Proprio in quell’anno, nel contesto dei festeggiamenti per il millenario del Battesimo della Rus’, concepiti inizialmente come una celebrazione esclusivamente ecclesiastica, nella coscienza popolare si destò ciò che si usa chiamare memoria genetica, identità nazionale o religiosa. In tutta l’Unione Sovietica migliaia e milioni di persone espressero apertamente la propria posizione, prendendo parte alle solennità, riempiendo le chiese e le piazze durante gli uffici liturgici giubilari. Alle autorità non restava che comprendere e riconoscere che la Chiesa non era un pezzo da museo o una fiera in gabbia, ma la forza spirituale di un popolo formato da milioni di persone, capace di farlo rinascere e rinnovare. Da allora, su tutto lo spazio dell’ex Unione Sovietica, iniziò una rinascita della Chiesa di dimensioni senza precedenti. All’inizio degli anni Novanta la quantità di coloro che desideravano ricevere il battesimo era tale che un comune prete di una comune parrocchia cittadina o rurale poteva arrivare a battezzare in un solo giorno alcune centinaia di persone. Ovunque si cominciò a ricostruire e ad aprire chiese. Nel corso degli ultimi ventisei anni nella Chiesa russa sono state risollevate dalle rovine o costruite ex novo oltre 26.000 chiese: ciò significa che abbiamo aperto e continuiamo ad aprire mille chiese l’anno o tre chiese al giorno. Sono stati aperti oltre ottocento monasteri, che si sono riempiti di giovani monaci e monache. Nelle grandi città sono comparsi gli istituti di istruzione teologica, superiori o medi; facoltà teologiche hanno cominciato a essere aperte nelle università laiche. La Chiesa si è riappropriata di quei settori di attività che all’epoca delle persecuzioni erano di fatto proibite: attività editoriale, sociale, caritativa.

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Accettare Il sito utilizza i cookie per aiutarvi a visualizzare le informazioni più aggiornate. Continuando ad utilizzare il sito, l " utente acconsente all " uso dei metadati e dei cookie. Gestione dei cookie Intervista del metropolita Hilarion sulla Commissione mista ad Amman Il Presidente del Decr, metropolita Hilarion, ha concesso un’intervista all’agenzia stampa russa Interfax sugli ultimi sviluppi dei rapporti interecclesiali con luterani e cattolici.   Recentemente l’arcivescovo luterano di Turku Kari Mäkinen ha dichiarato che la Chiesa ortodossa russa ha sospeso il dialogo con la Chiesa Evangelico-Luterana di Finlandia, da lui diretta, a causa di disaccordi sulla situazione delle minoranze sessuali e di genere. Può commentare questa affermazione? Il dialogo della Chiesa ortodossa russa con la Chiesa evangelica luterana di Finlandia è iniziato nel 1970. Durante questo periodo, sono state discusse molte questioni teologiche e altre, sono stati adottati diversi documenti comuni che riportano i punti di vista delle due Chiese su varie questioni teologiche e sociali. Tema della sessione di dialogo prevista dovevano essere questioni di antropologia cristiana, cioè la dottrina riguardante l " uomo e il suo rapporto con Dio e il mondo. Negli ultimi anni, le Chiese protestanti in Occidente si trovano ad affrontare una grave crisi dovuta alla revisione, da parte di diverse comunità, dell’insegnamento teologico e morale. L " influenza del secolarismo liberale nella vita della Chiesa ha portato al fatto che alcune comunità protestanti in Occidente hanno deciso di istituire il sacerdozio e l " episcopato femminile. Ciò ha notevolmente complicato la gestione del dialogo teologico con loro, che aveva lo scopo di una convergenza, e non della separazione tra le Chiese ortodosse e le comunità protestanti. Il passo successivo è stata la decisione, da parte di un certo numero di comunità protestanti, di benedire le unioni di persone dello stesso sesso, cosa che per noi ha reso impossibile la prosecuzione del dialogo.

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Però – lo voglio sottolineare – la Chiesa russa non è responsabile di questa rottura. Purtroppo, molto spesso la crisi ecclesiale ucraina viene presentata come un conflitto di giurisdizione fra le due Chiese. Ma una tale interpretazione è completamente sbagliata. Il Patriarca di Costantinopoli e il suo Sinodo non hanno semplicemente istituito la loro giurisdizione in Ucraina, ma hanno fatto qualcosa incompatibile con l’ecclesiologia ortodossa. Il metropolita Onufrij di Kyiv e di tutta l’Ucraina e più di 100 vescovi della Chiesa ortodossa ucraina sono stati improvvisamente dichiarati non canonici che illecitamente e quelli che “si attribuiscono illegalmente” i loro titoli. Allo stesso tempo, il Patriarca di Costantinopoli ha dichiarato l’unica Chiesa canonica in Ucraina un gruppo degli scismatici non pentiti che si erano separati dalla Chiesa ortodossa ucraina e litigavano contro essa. Così, con un semplice tratto di penna la Chiesa in Ucraina e la struttura scismatica in questo paese “si sono scambiati i posti”. Forse, una cosa del genere è possibile nella fantasia di qualcuno, ma non nella Chiesa ortodossa. Vorrei ripetere: la Chiesa russa non è responsabile della rottura della comunione fra le nostre Chiese. Anzi, il Patriarca di Costantinopoli stesso ha rotto la comunione con la Chiesa ortodossa ucraina perché, secondo lui, una tale Chiesa non esiste più. Si può immaginare che il Patriarca di Costantinopoli inviti il metropolita Onufrij di Kyiv e di tutta l’Ucraina a concelebrare? Da parte nostra, siamo stati costretti a rompere la comunione con la Chiesa di Costantinopoli, seguendo le regole canoniche secondo cui colui che entra in comunione con uno scomunicato, a sua volta viene scomunicato. Non perdiamo la speranza che la comunione fra le nostre Chiese sarà ristabilità. Ma per fare questo bisogna che Sua Santità il Patriarca Bartolomeo rinunci agli atti che non solo trasgrediscono i canoni, ma negano l’ecclesiologia ortodossa stessa.  – Negli anni del Presidente Poroscenko ho visitato l’Ucraina e le comunità che avevano sofferto la cattura delle chiese. Il video di queste catture mi ha molto sconvolto. I conflitti fra le comunità, le percosse del clero e dei fedeli erano orribili. Qual’è la situazione sotto il Presidente Zelenskij? Il numero dei conflitti è diminuito?

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Il Patriarca ebbe l’onore di essere varie volte ricevuto da Nicola II, con il quale discusse le questioni dei contatti più stretti con le Chiese d’Oriente, della restaurazione del patriarcato e delle riforme ecclesiastiche in Russia. Al primo incontro il 21 febbraio 1913 Gregorio IV consegnò all’imperatore un antico codice della Bibbia, una parte delle reliquie di san Giovanni Battista, una particella della Santa Croce e una sindone di seta. Questi oggetti erano considerati di proprietà privata della famiglia dello zar e si custodivano nel Palazzo Aleksandrovskij a Tsarskoe Selo, invece la sindone si trovava nella cripta di san Serafino di Sarov nella cittadina Federovskij. La particella della Santa Croce è stata identificata con il trittico di Saidnaya con piastre di smalto cloisonné, il quale era già prima conosciuto dai bizantinisti russi. F. I. Uspenskij e N. P. Kondakov lo videro nel monastero a Saidnaya e lo datarono dei X-XI secoli. Dal 1956 l’ogetto prezioso con la reliquia è custodito nell’Ermitage statale. La sindone datata il 1712, ricamata con i fili di seta, d’oro e d’argento sul raso color rosso-cremisi, prima era custodita nel monastero di Balamand. Nel 1934 anche essa fu trasferita all’Ermitage. Il codice della Bibbia adesso si trova all’Istituto dei manoscritti orientali dell’Accademia di scienze russa a San Pietroburgo. I manoscritti antichi costituivano un ogetto di cura speciale di Gregorio IV; egli li collezionava, quando era ancora metropolita di Tripoli, ma particolarmente, quando diventò Patriarca. Durante l’ultima udienza dalla coppia imperiale il 5 marzo 1913 Gregorio IV regalò a tutti i membri della famiglia dello zar dei prodotti arabi fatti a mano ed anche 41 o 42 manoscritti medievali arabi, i quali furono collocati nella biblioteca del Palazzo d’inverno. È curioso che I. Ju. Krachkovskij, che cercava di vedere la collezione dei manoscritti durante la sua visita a Damasco nel 1909, non ebbe avuto il permesso: probabilmente, il Patriarca voleva essere discreto, perché il trasferimento della collezione in Russia sarebbe stato organizzato all’insaputa delle autorità turche.

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Tuttavia, come spiegato più avanti, la logica alla base del documento mira ad “ampliare” e “arricchire” la comprensione classica delle benedizioni. Come sottolinea il documento, la nuova interpretazione si basa sul parere di Papa Francesco riguardo alla possibilità di “ forme di benedizione, richieste da una o più persone, che non trasmettano una concezione errata del matrimonio” . Questa opinione è stata espressa nella Risposta ai Dubia presentati da due cardinali, pubblicata sul sito ufficiale del Vaticano nel 2023 . Lì si trova l " appello a non “perdere la carità pastorale” e a evitare di essere “giudici che solo negano, respingono ed escludono” , il quale ha spinto il Dicastero a offrire “ un contributo specifico e innovativo al significato pastorale delle benedizioni, che permette di ampliarne e arricchirne la comprensione classica strettamente legata a una prospettiva liturgica” . L’“ampliamento” della comprensione delle benedizioni si basa su un’unica tesi: che molteplici orientamenti morali “p otrebbero porre in ombra la forza incondizionata dell’amore di Dio su cui si fonda il gesto della benedizione” . Sulla base di questa tesi, gli autori della Dichiarazione suggeriscono di evitare le situazioni nelle quali per la ricezione della benedizione si pretendono “ le stesse condizioni morali che si chiedono per la ricezione dei sacramenti” . L’assenza di requisiti morali per i destinatari delle benedizioni viene spiegata dal desiderio di non oscurare l’amore di Dio. Tuttavia, l’amore di Dio per l’uomo non può servire come base per la benedizione delle coppie che vivono in una unione peccaminosa. Dio ama l " uomo, ma lo chiama anche alla perfezione: “Sii perfetto, come è perfetto il Padre tuo celeste” (Mt 5,48). L " amore divino spinge le persone a rinunciare al peccato che distrugge la vita. Di conseguenza, la pastorale deve coniugare armoniosamente un chiaro messaggio sull’inammissibilità di uno stile di vita peccaminoso con l’amore che porta al pentimento. Il documento non chiarisce cosa significhi “situazione irregolare”. Poiché le “coppie dello stesso sesso” costituiscono una categoria separata nella Dichiarazione, possiamo presumere che la “situazione irregolare” implichi una convivenza tra un uomo e una donna che non è santificata dal sacramento del matrimonio.

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Ci rivolgiamo, con un fervido appello, a tutte le parti che possono essere coinvolte nei conflitti perché mostrino buona volontà e siedano al tavolo dei negoziati. Al contempo, è necessario che la comunità internazionale faccia ogni sforzo possibile per porre fine al terrorismo con l’aiuto di azioni comuni, congiunte e coordinate. Facciamo appello a tutti i paesi coinvolti nella lotta contro il terrorismo, affinché agiscano in maniera responsabile e prudente. Esortiamo tutti i cristiani e tutti i credenti in Dio a pregare con fervore il provvidente Creatore del mondo perché protegga il suo creato dalla distruzione e non permetta una nuova guerra mondiale. Affinché la pace sia durevole ed affidabile, sono necessari specifici sforzi volti a riscoprire i valori comuni che ci uniscono, fondati sul Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.   12. Ci inchiniamo davanti al martirio di coloro che, a costo della propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte all’apostasia di Cristo. Crediamo che questi martiri del nostro tempo, appartenenti a varie Chiese, ma uniti da una comune sofferenza, sono un pegno dell’unità dei cristiani. È a voi, che soffrite per Cristo, che si rivolge la parola dell’apostolo: “Carissimi!… nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della Sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.” (1 Pt 4, 12-13).   13. In quest’epoca inquietante, il dialogo interreligioso è indispensabile. Le differenze nella comprensione delle verità religiose non devono impedire alle persone di fedi diverse di vivere nella pace e nell’armonia. Nelle circostanze attuali, i leader religiosi hanno la responsabilità particolare di educare i loro fedeli in uno spirito rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose. Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso in nome di Dio, “perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace” (1 Cor 14, 33).

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Jb. 1887. Bd. 8. S. 609-628; Rossi L. Niccolò V e le potenze d " Italia dal maggio 1447 al dicembre 1451//Rivista di Scienze storiche. Pavia, 1906. Vol. 3. Pt. 1. P. 241-262, 392-429; Pt. 2. P. 22-37, 177-194, 225-232, 329-355, 385-406; 1907. Vol. 4. Pt. 1. P. 53-61; Pleyer K. Die Politik Nikolaus V. Stuttg., 1927; Dykmans M. Le cérémonial de Nicolas V//RHE. 1968. Vol. 63. P. 365-378, 785-825; Toews J. B. Formative Forces in the Pontificate of Nicholas V, 1447-1455//CathHR. 1968. Vol. 54. N 2. P. 261-284; Vasoli C. Profilo di un papa umanista: Tommaso Parentucelli// Idem. Studi sulla cultura del Rinascimento. Manduria, 1968. P. 69-121; Manfredi A. I codici latini di Niccolò V: Edizione degli inventari e identificazione dei manoscritti. Vat., 1994; idem. Per la biblioteca di Tommaso Parentucelli negli anni del Concilio Fiorentino//Firenze e il Concilio del 1439: Convegno di studi, Firenze 29 nov.- 2 dic. 1989/A cura di P. Viti. Firenze, 1994. Vol. 2. P. 649-712; Brandm ü ller W. Die Reaktion Nikolaus " V. auf den Fall von Konstantinopel//RQS. 1995. Bd. 90. S. 1-22; Bonfigli C. Niccolò V: Papa della rinascenza. R., 1997; Coluccia G. L. Niccolò V umanista: Papa e riformatore: Renovatio politica e morale. Venezia, 1998; Benelli G. Papa Niccolò V umanista illuminato//La Casana. Genova, 1999. Vol. 41. N 1. P. 24-31; Miglio M. Niccolò V//Enciclopedia dei Papi. R., 2000. Vol. 2. P. 644-658; idem. La storiografia su Niccolò V//Atti delle Giornate di Studio Papato, Stati Regionali e Lunigiana nell " Età di Niccolò V. La Spezia, 2004. P. 21-32; Niccolò V nel sesto centenario della nascita: Atti del Convegno intern. di studi, Sarzana, 8-10 ottobre 1998/A cura di F. Bonatti, A. Manfredi. Vat., 2000; Albanese M. Gli storici classici nella biblioteca latina di Niccolò V: Con trascrizione e commento degli interventi autografi di Tommaso Parentucelli. R., 2003; Chittolini G. Niccolò V e l " Italia a mezzo del Quattrocento//Atti delle Giornate di Studio Papato, Stati Regionali e Lunigiana nell " Ета di Niccolò V.

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  4. Rendiamo grazie a Dio per i doni ricevuti dalla venuta nel mondo del suo unico Figlio. Condividiamo la comune Tradizione spirituale del primo millennio del cristianesimo. I testimoni di questa Tradizione sono la Santissima Madre di Dio, la Vergine Maria, e i santi che veneriamo. Tra loro ci sono innumerevoli martiri che hanno testimoniato la loro fedeltà a Cristo e sono diventati “seme di cristiani”.   5. Nonostante questa Tradizione comune dei primi dieci secoli, cattolici e ortodossi, da quasi mille anni, sono privati della comunione nell’Eucaristia. Siamo divisi da ferite causate da conflitti di un passato lontano o recente, da divergenze, ereditate dai nostri antenati, nella comprensione e l’esplicitazione della nostra fede in Dio, uno in tre Persone – Padre, Figlio e Spirito Santo. Deploriamo la perdita dell’unità, conseguenza della debolezza umana e del peccato, accaduta nonostante la Preghiera sacerdotale di Cristo Salvatore: “Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola” ( Gv 17, 21).   6. Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli, ci auguriamo che il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato. Possa il nostro incontro ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli. In un mondo che attende da noi non solo parole ma gesti concreti, possa questo incontro essere un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà!   7. Nella nostra determinazione a compiere tutto ciò che è necessario per superare le divergenze storiche che abbiamo ereditato, vogliamo unire i nostri sforzi per testimoniare il Vangelo di Cristo e il patrimonio comune della Chiesa del primo millennio, rispondendo insieme alle sfide del mondo contemporaneo. Ortodossi e cattolici devono imparare a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile e necessario. La civiltà umana è entrata in un periodo di cambio epocale. La nostra coscienza cristiana e la nostra responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte alle sfide che richiedono una risposta comune.

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A noi è dato vivere in tempi in cui nelle nostre mani, nelle mani dei cristiani si è trovato il prezioso dono della libertà, quello stesso dono che ricevettero i cristiani all’epoca dell’imperatore Costantino in Grande. Questo dono della Divina Provvidenza apre davanti a noi enormi opportunità. Ma il dono della libertà ci carica anche di una responsabilità colossale. La capacità di disporre del dono della libertà esige dalla vecchia generazione degli uomini di Chiesa una particolare saggezza, mentre dai giovani lavoratori del campo di Dio esige un impegno colossale. Parlando dell’idea della libertà cristiana come di un filo che lega l’epoca di Costantino alla nostra, mi rivolgo con il pensiero all’ascesi degli apostoli e dei martiri, degli apologeti e dei santi padri dal IV secolo e di quello seguente fino ai martiri e ai confessori della fede della Chiesa russa. Dal momento stesso della sua origine, attraverso tutte le generazioni, grazie all’ascesi degli eroi dello spirito, la Chiesa ha custodito la propria libertà come pupilla degli occhi. E checché ne dicano gli studiosi dei rapporti tra Stato e Chiesa a Bisanzio e nella Rus’, la Chiesa nel suo intimo è rimasta libera, fuori dalla dipendenza dalla congiuntura politica esterna. La libertà di confessare Cristo come il Signore e di vivere secondo i Suoi comandamenti resta una costante per la vita della Chiesa e per la vita di ciascun cristiano fin al momento in cui « i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c " è in essa sarà distrutta » (2 Pt 3,10). Voglio augurare a tutti voi, e nelle vostre persone a tutta la generazione futura di cristiani occidentali, di conservare lo spirito di quella libertà cristiana che stima vanità tutto ciò che non piega la testa dinanzi al Dio vivente e dinanzi al Salvatore del mondo, Gesù Cristo. Conservando questa libertà interiore, non abbiate paura della creatività, non abbiate paura del rischio della creatività. Poiché il Signore ci invita tutti a essere suoi collaboratori in questo mondo, ma la collaborazione non può non essere creativa nel senso più alto di questo termine.

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La situazione in Egitto ha dimostrato che quando al potere si trovano persone che si oppongono agli estremisti con fermezza e decisione, la situazione dei cristiani migliora. In una recente intervista rilasciata alla vostra agenzia stampa dal Patriarca Theodoros II di Alessandria, il Primate della Chiesa di Alessandria parla della stabilizzazione della situazione dei cristiani in Egitto, dovuta alla politica del presidente Abdel Fattah al-Sisi.   - Lei vede un collegamento tra la crescita di tensione, la provocazione e l " escalation dei conflitti militari in Medio Oriente e, per esempio, gli eventi in Ucraina?   - Creare tensione in Medio Oriente e in Ucraina sono parti di uno stesso piano strategico. Uno degli obiettivi di questa strategia è di creare ai confini del nostro paese un focolaio cronico di conflitto. Personalmente sono certo che la politica di due pesi e due misure e la teoria del " caos controllabile " , a lungo termine, non saranno un bene per coloro che le promuovono. La cosa più terribile è che le vittime odierne di questa politica immorale sono ritenute da qualcuno un prezzo accettabile.   - Di che dati dispone oggi la Chiesa ortodossa russa sulla persecuzione dei cristiani in Medio Oriente? Si è riusciti a far liberare le monache di Maalula, ma qual è il destino degli altri prigionieri per la fede? Che cosa si sa oggi dei due metropoliti siriani catturati più di un anno fa?   - Il 25-26 dicembre 2013 il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha espresso " seria preoccupazione per la continua persecuzione e la discriminazione contro la popolazione cristiana di molti paesi in Nord Africa e Medio Oriente " e ha riconosciuto la necessità di “continuare a promuovere misure attive per attirare l " attenzione del mondo sulla tragica situazione dei cristiani in Medio Oriente e nella regione dell " Africa del Nord, per sostenere una risoluzione pacifica dei conflitti attraverso il dialogo inter-religioso e internazionale " . Il sostegno dei cristiani perseguitati costituisce per la Chiesa ortodossa russa una particolare preoccupazione e una delle direzioni principali della sua attività esterna.

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