“Il vostro rappresentante il vescovo Antonije ha ottenuto molte cose buone anche come pastore. Era molto amato dalla gente qui. Pregheremo per il riposo del nostro defunto fratello vescovo Antonij e crediamo che il Signore lo riceverà nelle sue dimore celesti " , ha concluso Sua Santità il Patriarca Kirill. Nel corso del dialogo fraterno che è seguito, i due primati hanno discusso in spirito di amore e di comprensione reciproca un ampio spettro di questioni riguardanti la cooperazione interecclesiastica e la testimonianza congiunta della Santa Ortodossia, nonché l " attuale situazione nel mondo ortodosso. Successivamente Sua Santità il Patriarca Kirill ha salutato tutti i membri della delegazione della Chiesa ortodossa serba, compresi i vescovi di Alta Karlova Gerasim, di Valjevo Isihije, di Remesiana Stefan, di Jegra Nektarije e di Toplica Petr, nonché il ministro del lavoro e della previdenza sociale della Serbia Nikola Selakovic, venuto a rappresentare il presidente serbo Aleksandar Vui ai funerali del vescovo di Moravica Antonije.   Come dono in ricordo della visita, il Patriarca Kirill ha regalato a Sua Santità il Patriarca di Serbia Profirije due encolpion e una croce; ai vescovi che lo accompagnavano degli encolpion; all " arciprete direttore del gabinetto del Patriarca di Serbia Giorgio Stoislavlevic una croce decorata. Il Patriarca di Serbia Profirije ha donato al capo della Chiesa russa due encolpion e una croce decorata. Al ricevimento erano presenti a nome della Chiesa ortodossa russa il cancelliere del Patriarcato di Mosca, il metropolita di Voskresensk Grigorij, il direttore della segreteria amministrativa del Patriarcato di Mosca, l " arcivescovo di Odintsovo e Krasnogorsk Foma, i vicepresidenti del DECR, l " arciprete Nikolaj Lischenyuk e l " arciprete Igor Yakimchuk, il capo del servizio di protocollo del DECR l’igumeno Feofan (Lukjanov) e il rappresentante del segretariato del DECR per le relazioni interortodosse A. Yu. Khoshev. Stampa la pubblicazione

http://mospat.ru/it/news/91532/

“Allo stesso tempo, gli eventi che hanno luogo fuori il nostro territorio canonico non possono lasciarci indifferenti. Toccano tutti i membri dell’Ortodossia universale, e siamo chiamati a cercare insieme le vie d’uscita dalla crisi. Ecco perché abbiamo approvato l’iniziativa di Sua Beatitudine Teofilo III, Patriarca di Gerusalemme e di tutta la Palestina, di organizzare ad Amman un incontro inter-ortodosso cui abbiamo partecipato. Il Primate della Chiesa più antica chiamata nei testi liturgici “Madre delle Chiese” si è coraggiosamente assunto la nobile missione di dare alle Chiese ortodosse autocefale un luogo per le discussioni nelle circostanze in cui il Patriarca di Costantinopoli ha privato se stesso della possibilità di convocare tali riunioni”. Come ha osservato Sua Santità, al simposio iniziato in questo giorno a Mosca partecipano i teologi principali di diversi paesi, rappresentanti non solo della Chiesa ortodossa russa, ma anche di altre Chiese autocefale. “Spero che la loro voce sarà ascoltata anche dove oggi si allarga e si approfondisce lo scisma. Proviamo con gli sforzi congiunti di fermarlo, come dice san Basilio Magno, per “riportare all’unità le Chiese così profondamente divise fra di loro”, ha detto il Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus’. Sua Santità ha espresso la speranza che i risultati del simposio intensifichino il dialogo teologico e saranno utili per tutti coloro che sono interessati al mantenimento della dottrina ortodossa e dell’ordine canonico. “Vorrei particolarmente segnalare l’importanza di questo simposio perché l’imminente Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa dovrà valutare ciò che ora osserviamo nel mondo ortodosso, e se lo vorranno lo Spirito Santo e i vescovi radunatisi, prenderà decisioni riguardo alla posizione della nostra Chiesa a proposito degli atti di Costantinopoli”, ha sottolineato Sua Santità il Patriarca Kirill. Il simposio è stato continuato con il discorso plenario del presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, rettore della Scuola degli studi teologici superiori santi Cirillo e Metodio, presidente della Commissione biblico-teologica sinodale metropolita Hilarion di Volokolamsk.

http://mospat.ru/it/news/88041/

Nella parte finale della dichiarazione, i Relatori Speciali delle Nazioni Unite hanno affermato: " ...desideriamo esprimere la nostra preoccupazione per il modello di persecuzioni contro la Chiesa ortodossa ucraina e i suoi credenti, che sembra minacciare l " esercizio legittimo e pacifico dei loro diritti alla libertà di religione o di credo, alla libertà di espressione e alla libertà di associazione sanciti dagli articoli 18, 19 e 22 del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) ratificato dallo Stato dell " Ucraina nel 1973. In particolare, siamo preoccupati per il modello di intimidazione rappresentato dalle accuse sopra menzionate contro la comunità monastica della Chiesa ortodossa ucraina e i credenti con lo scopo di cambiare la loro affiliazione religiosa. Ciò va contro il divieto di coercizione sancito dall " articolo 18 dell " ICCPR. Siamo anche preoccupati per la reazione che ne deriva (a causa degli appelli alla violenza e delle sanzioni amministrative imposte alla Chiesa ucraina in generale) che può riguardare i credenti della Chiesa ortodossa ucraina e che di fatto limita il loro diritto di manifestare la propria religione " . Come rilevato dall’organizzazione per i diritti umani Public Advocacy, il testo della dichiarazione dei relatori speciali delle Nazioni Unite testimonia il riconoscimento a livello internazionale dei fatti di violazione dei diritti della Chiesa ortodossa ucraina nel corso dell’attuazione della politica sistemica di discriminazione contro questa organizzazione religiosa e di limitazione dei diritti della sua gerarchia e dei credenti. Il metropolita Feodosij di Cherkassy e Kanev, vescovo della Chiesa ortodossa ucraina, attivista per i diritti umani, iniziatore e cofondatore dell " Associazione internazionale per i diritti umani " La Chiesa contro la xenofobia e la discriminazione religiosa " , ha commentato la pubblicazione di questi documenti. A suo avviso, " per la prima volta negli ultimi anni, personalità internazionali con lo status diplomatico di funzionari delle Nazioni Unite e autorizzate a prendere in considerazione le denunce individuali sulle violazioni dei diritti dei credenti, hanno sollevato domande specifiche al governo dell " Ucraina sui fatti delle violazioni dei diritti dei credenti e hanno non solo espresso serie preoccupazioni per tali violazioni, ma ha anche valutato le azioni dell’attuale leadership del paese come incompatibili con le norme del diritto internazionale. Se prima abbiamo osservato solo alcuni commenti o riferimenti a violazioni dei diritti dei sostenitori della Chiesa ortodossa ucraina nei rapporti dell " Ufficio dell " Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ora vediamo un documento che fornisce la prova di una considerazione piuttosto approfondita della situazione con la Chiesa ortodossa ucraina nelle organizzazioni internazionali " .

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Durante la visita del Patriarca Tawadros II in Russia dal 28 ottobre al 4 novembre 2014 e il suo incontro con Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ è stato stipulato l’accordo di ampliare la collaborazione, per esempio, è stata istituita la Commissione speciale per il dialogo fra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa copta. Adesso fra le due Chiese si svolge scambio regolare delle delegazioni e si realizzano dei progetti congiunti, anche nella sfera di consultazioni teologiche bilaterali e nelle sfere accademica, di media, sociale e giovanile. L’Egitto occupa un posto importante nel contesto degli sforzi sistematici della Chiesa ortodossa russa per sostenere i cristiani. La Chiesa copta, la più grande nel Medio Oriente e nell’Africa del Nord,è un partner importante del Patriarcato di Mosca nella realizzazione degli sforzi umanitari in queste regioni. Una delle direzioni chiave della cooperazione negli ultimi anni sono diventati i contatti fra i rappresentanti del monachesimo delle due Chiese. I vescovi e chierici copti si sono sempre interessati della vita dei monasteri russi, mentre la visita ai monasteri copti d’Egitto tradizionalmente faceva parte del programma di molte visite delle delegazioni ecclesiastiche russe. Nel monastero di san Bishoi (Paisio il Grande), che ha lo status di Lavra e di una delle residenze patriarcali, hanno avuto luogo tanti incontri della Commissione mista per il dialogo teologico fra la Chiesa ortodossa e le Chiese orientali antiche, le sue plenarie comprese. Storicamente, proprio i monasteri sono per i copti il centro principale della vita ecclesiale, praticamente tutti i vescovi copti sempre vivono nei monasteri e sono i loro igumeni o amministratori. Lo studio reciproco delle tradizioni monastiche russa e copta è molto importante. Nella Chiesa copta sono ben conosciuti molti asceti russi – santi Sergio di Radonezh e Serafino di Sarov, le beate Ksenija di San Pietroburgo e Matrona di Mosca. Per la Chiesa ortodossa russa è particolamente interessante l’esperienza della conservazione della vita secondo le regole stabilite dai padri-fondatori del monachesimo nei monasteri egiziani. Sulla benedizione di Sua Santità il Patriarca Kirill, lo sviluppo di questa direzione della cooperazione con la Chiesa copta è gestito dal presidente del Dipartimento sinodale per i monasteri e il monachesimo metropolita Feognost di Kashira.

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Egli ha anche osservato che, in quanto Primate della Chiesa ortodossa russa, il quale deve avere sollecitudine di mantenere e rafforzare le relazioni con tutte le Chiese ortodosse autocefale, non può non provare “un dolore personale causato dai nostri rapporti con il Patriarcato di Costantinopoli e quelle Chiese che sono state coinvolte da Costantinopoli nel riconoscimento della così detta “Chiesa autocefala ucraina”, che in realtà non è altro che la legalizzazione di uno scisma ecclesiale”. Egli ha rammentato che a una delle tappe di preparazione del Concilio panortodosso, che alla fine non ha avuto luogo, fu raggiunto un accordo principale: l’autocefalia in futuro può essere concessa solo con il consenso di tutte le Chiese ortodosse autocefale riconosciute, però sulla richiesta del Patriarca di Costantinopoli questo tema fu escluso dall’agenda del Concilio. Dopo l’incontro delle dieci Chiese ortodosse autocefale a Creta nel 2016 questo tema è stato definitivamente sepolto, tutti gli accordi del passato sono stati annulati, e il Patriarca di Costantinopoli ha dichiarato di avere il diritto ricevuto dagli apostoli di concedere l’autocefalia a chiunque da solo, senza il consenso di altre Chiese autocefale. “Le pretese per i diritti speciali e privilegi furono espresse dai vescovi e teologi di Costantinopoli anche prima, ma non sono mai state articolate con un’intonazione così rigida e in un’interpretazione così radicale come oggi. Siamo arrivati al punto che il Patriarca di Costantinopoli viene chiamato non più il primo fra gli uguali, ma “il primo senza pari”. Questa nuova ecclesiologia non ha nessun fondamento nei sacri canoni né nella Tradizione ecclesiale in generale”, ha sottolineato Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’. “Vediamo che le tendenze ecclesiologiche notate prima e preoccupanti oggi hanno avuto ulteriore sviluppo e hanno già recato danno alle relazioni fra le Chiese ortodosse autocefale”, ha constatato il Patriarca. Egli ha indicato l’interruzione del Patriarcato di Costantinopoli in Ucraina, territorio di un’altra Chiesa ortodossa autocefala, come la trasgressione dell’ordine canonico più pericolosa e grave. “Questa interruzione può avere in realtà delle conseguenze perniciose capaci di distruggere le relazioni fra le Chiese autocefali.

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È curioso che anche lo scisma di Roma nell " XI secolo non ha cambiato il concetto: Teodoro Balsamon (XII secolo) e Matteo Blastares (XIV secolo) parlano della divisione dell " universo tra i cinque patriarchi, " senza contare le piccole chiese " . Mosca invece di Roma  L " elevazione del metropolita di Mosca al rango di patriarca dal patriarca Geremia II di Costantinopoli (1589), sancita dai Concili dei Patriarchi Orientali nel 1590 e 1593, ha introdotto una nuova concezione della Pentarchia. Il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ San Giobbe lo ha descritto in questo modo: “Al posto del papa, il padre maggiore dovrebbe essere il santissimo signor Geremia, l " arcivescovo di Costantinopoli - Nuova Roma e il patriarca ecumenico, e poi dovrebbero esserci quattro patriarchi: di Alessandria, d’Antiochia, di Gerusalemme e della città regnante di Mosca e del regno russo”. Il Concilio del 1590 decretò che il Patriarca di Costantinopoli era d " ora in poi il primo, e quello di Mosca - il quinto. E al Concilio del 1593 fu espressamente stabilito che Mosca fu dichiarata patriarcato per rispetto dello status politico della Russia: " poiché Dio ha onorato questo paese con il regno " . Quindi, Mosca ricevette la dignità patriarcale in quanto capitale dell " unico regno ortodosso al mondo, proprio come accadde a Costantinopoli a suo tempo. Allo stesso tempo, non fu elevata allo stesso livello con essa, ma ottenne l " ultimo, quinto posto nella Pentarchia. A quel tempo, i quattro patriarcati orientali si trovavano sul territorio del più grande stato del mondo islamico: l " Impero Ottomano. Ciononostante, il patriarca di Costantinopoli aveva i diritti del capo dell " intero millet ortodosso, il che gli dava opportunità del tutto particolari. Tuttavia, quando Fener (il quartiere di Istanbul dove si trova la residenza del patriarca) violava i diritti canonici dei suoi confratelli ad Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, incontrava ferme proteste. Le nuove pretese di Costantinopoli e la posizione della Chiesa russa  Nel XX secolo, dopo l " emergere della Repubblica Turca e la deportazione della popolazione greca dall " Asia Minore, la posizione di Costantinopoli apparve davvero drammatica.

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Ma che dire del livello universale? Come il primato e la sinodalità sono stati esercitati nei Concili Ecumenici? Questi sono stati convocati dall " imperatore, alla cui presenza si sono svolte solo alcune sessioni di alcuni Concili. Ora, costituisce questo fatto un esercizio del primato, che può essere spiegato in termini ecclesiali, o piuttosto l " imperatore era lì semplicemente per agevolare lo svolgimento delle discussioni, assicurando che l " ordine fosse osservato dai partecipanti? (In effetti, i protocolli dei Concili ecumenici indicano che le discussioni erano spesso animate e si svolgevano in un’atmosfera di tensione, cosicché una sorta di mediazione tra le varie fazioni da parte di un’autorità temporale era a volte molto appropriata). Alcuni sostengono che sia stato il patriarca di Costantinopoli ad aver presieduto i Concili Ecumenici. Se questo può esser vero per alcuni Concili, non lo è certamente per tutti. Ad esempio, al secondo Concilio Ecumenico, la presidenza passò da Melezio di Antiochia a Gregorio di Costantinopoli e infine a Nettario di Costantinopoli. Al terzo Concilio Ecumenico fu san Cirillo di Alessandria a svolgere un ruolo di primo piano, essendo stato deposto Nestorio di Costantinopoli. Ai quattro Concili successivi i Patriarchi di Costantinopoli, in effetti, giocarono il ruolo più importante. Ma non avvenne forse così per il fatto che tali Concili si svolsero a Costantinopoli o in città che rientravano nella giurisdizione del Patriarca di Costantinopoli (Calcedonia, Nicea)? Forse che ciò non era dovuto al fatto che Costantinopoli era la capitale dell " impero e che l " imperatore, che convocava i Concili, vi risiedeva? Chi avrebbe presieduto un Concilio ecumenico, se esso si fosse svolto a Roma, o Alessandria, o altrove? Sostenere che solo i Patriarchi di Costantinopoli, dal quarto secolo in poi, presiedettero i Concili Ecumenici, per il fatto che la loro cattedra nella taxis era al secondo posto dopo quella del vescovo di Roma, comporta logicamente che, se fosse stato presente, il Vescovo di Roma avrebbe presieduto lui tali Concili. Un certo numero di teologi sostiene che le cose si sarebbero effettivamente svolte così, indipendentemente dal fatto che tale Concilio avesse luogo a Costantinopoli o Roma. C’è stato, tuttavia, un caso in cui un papa era fisicamente presente a Costantinopoli durante un Concilio ecumenico: Papa Vigilio fu convocato nella capitale bizantina dall " imperatore Giustiniano; ma anziché presiedere il quinto Concilio, egli trascorse il tempo del suo soggiorno a Costantinopoli agli arresti domiciliari.

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Per diversi decenni di seguito, il metropolita Filarete ha guidato la sede metropolitana di Mosca. Ha celebrato più volte anche nella nostra chiesa parrochiale. Consacrò la cappella principale della nostra chiesa, costruita durante il suo episcopato. E’ stata preservata la predica di San Filarete, pronunciata in questa chiesa nel giorno della festa liturgica dell " icona della Madre di Dio " Gioia di tutti i sofferenti " . Invito oggi ciascuno di voi, tornato a casa, a leggere o rileggere almeno una delle prediche di san Filarete di Mosca. Se non avete libri con i suoi sermoni, ora li si trova facilmente su Internet. San Filarete è un grande teologo, che per la grandiosità del suo pensiero teologico e il suo talento non cede agli antichi santi – San Basilio il Grande, San Gregorio il Teologo e San Giovanni Crisostomo. Non per caso è l " autore del Catechismo, il libro prediletto di ogni cristiano nell " impero russo. Sebbene non abbia avuto la possibilità di occuparsi della teologia sistematica, essendo impegnato con impegni ecclesiastici e amministrativi, ogni suo sermone è pieno di intuizioni teologiche. Alcuni dei sermoni di San Filarete sono veri capolavori dell " arte della predicazione. Iniziano con un argomento apparentemente casuale, ad esempio, l " onomastico di uno dei membri della casa regnante. E su questo argomento pronuncia un sermone degno di entrare nel fondo d " oro della letteratura cristiana. Rivela le profondità della teologia con tale sottigliezza che, di fatto, può essere paragonato ai teologi più eminenti nella storia della nostra Chiesa. San Filarete visse una lunga vita. Nonostante la sua posizione elevata, si distingueva per uno stile di vita ascetico ed era un vero monaco. La Chiesa oggi lo glorifica come uno dei grandi santi che brillarono all " epoca in cui in Russia fu abolito il Patriarcato. Ma, essendo il metropolita di Mosca, egli ha effettivamente svolto il servizio del Patriarca. L " intera Chiesa ortodossa russa lo conosceva. Sia il clero che numerosi laici gli davano retta. La sua autorevolezza era assolutamente indiscutibile. E oggi ci rivolgiamo a lui, sapendo che lui intercede per tutti noi e per la nostra santa Chiesa ortodossa russa.

http://mospat.ru/it/news/61046/

La libertà cristiana non ci separa dalle nostre famiglie, dai legami sociali, dalla nostra patria. Al contrario, nella stessa concezione cristiana della libertà, nel riconoscimento del legame assoluto e vivificante dell’uomo con Dio è depositato un potenziale etico di enorme forza. Essendo creature del buon Dio, figli e figlie del Creatore, siamo chiamati a coltivare il giardino che ci è stato dato in possesso, avvicinando così il Regno di Dio al genere umano. Proprio questo potenziale etico, radicato dentro la libera personalità umana, vide nel cristianesimo l’imperatore Costantino, dopo aver consentito a questa potente carica positiva e creativa di liberarsi e influenzare tutta la società. Questo stesso potenziale della libertà cristiana si liberò nel nostro popolo dopo decenni di oppressione ideologica. Sono convinto che se il nostro popolo ha superato la colossale catastrofe sociale ed economica degli anni Novanta e ha trovato in sé le forze per rialzarsi, ciò è avvenuto proprio perché in esso scorre ancora il sangue cristiano e nella profondità della nostra coscienza nazionale il concetto di libertà cristiana non è ancora cancellato. Negli ultimi tempi possiamo osservare sempre più spesso come nei paesi dell’Occidente si proclami un’altra libertà: dai princìpi morali, dai valori comuni a tutta l’umanità, dalla responsabilità per le proprie azioni. Vediamo quanto questa libertà sia distruttiva e aggressiva. Al posto del rispetto verso i sentimenti degli altri essa predica un permissivismo che ignora le convinzioni e i valori della maggioranza. Invece di un’autentica affermazione della libertà, essa afferma il principio, lontano dagli elementari orientamenti etici, dello sfrenato soddisfacimento delle passioni e dei vizi umani. L’atteggiamento aggressivo di tale libertà falsamente intesa la rende affine al totalitarismo dell’epoca delle persecuzioni e all’irreligiosità del Novecento. La «libertà totalitaria», basata sulle passioni umane, ci riporta ai tempi dei pagani, anche se in una forma più maliziosa e raffinata. Sotto i nostri occhi si dispiegano di nuovo immagini a noi conosciute per gli eventi dei decenni irreligiosi del nostro paese. L’ateismo militante, non di rado nelle forme più mostruose e grottesche, ha di nuovo alzato la testa e ha osato imporsi all’attenzione negli spazi europei. Il relativismo etico e il permissivismo si elevano a principio fondamentale dell’esistenza. E vediamo già come girino per Londra autobus con le scritte «Dio non c’è, goditi la vita» oppure «Sei gay, vanne fiero». Sentiamo come a Parigi si disperda con manganelli e gas lacrimogeni una manifestazione di sostenitori dei valori della famiglia tradizionale, contrari all’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso. Diventiamo testimoni di come sull’ambone della chiesa principale di Mosca si compiano sacrilegi che suscitano l’approvazione di una parte della società, e come poi un’azione analoga sia messa in scena a Notre-Dame di Parigi.

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Allora i Patriarchi ecumenici, con il sostegno dell " Intesa, hanno deciso di trasformare il loro titolo onorifico nel vero status di “patriarca dell " universo”. Approfittando della posizione più difficile della Chiesa russa, che aveva subito persecuzioni senza precedenti, Costantinopoli iniziò a prendere unilateralmente, in modo anticanonico, sotto la sua " giurisdizione suprema " le Chiese locali, sorte nei nuovi stati nazionali dell " Europa orientale. Reinterpretando il 28 ° canone di Calcedonia, Fener iniziò a considerare " stranieri " tutti i popoli che non avevano proprie antiche Chiese ortodosse il suo potere su di essi.  Non accontentandosi del tradizionale status canonico di " primus inter pares " , i patriarchi di Costantinopoli iniziarono a rivendicare il posto di un " vescovo mondiale " , " primus sine paribus " , come disse uno degli sostenitori di questo concetto, l’arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis) d " America. Un passo importante su questo percorso è stata l " organizzazione e lo svolgimento, contrariamente alla posizione di un certo numero di Chiese ortodosse, del " Santo e Grande Concilio Panortodosso " a Creta nel 2016, che ha tentato di trasferire a Costantinopoli i diritti di " coordinatore " tra tutte le altre Chiese ortodosse. La natura di questo " coordinamento " può essere vista nelle azioni del Patriarca Bartolomeo in relazione alla scismatica Chiesa ortodossa dell’Ucraina. Queste azioni, calpestando grossolanamente gli antichi canoni, hanno portato e continuano a portare scandalo e divisione nella Chiesa ortodossa.  La Chiesa ortodossa russa preserva fermamente il principio apostolico di sinodalità e riconosce l " uguaglianza dei diritti canonici dei primati di tutte le 15 Chiese locali autocefale, tra cui quelle di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Russia, Georgia, Serbia, Romania, Bulgaria, Cipro, Grecia, Albania, Polonia, delle Terre Ceche e della Slovachia, d’America. Tutte queste Chiese sorelle sono membri uguali dell " Unica Chiesa Cattolica e Apostolica di Cristo.

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