634 Таково мнение Монакино: Manachino V. Genesi storica del canone 28 di Calcedonia//Gregorianum, 33. 1952. P. 267. 636 Dionysii. P. 419: ...In inritum deducta esse; Isidoriana. P. 420: ...In inritum devocastis; Prisca. P. 420: Infirmata esse. 643 Τω τε ν Αντιχεια τμω παρ της εκε συνελθοσης συνδφ γεγενημνω (Theodoretus Cyrrhensis. Historia ecclesiastica V, 9, 13//GCS, 19. P. 293). 647 Explicit haec epistula vel expositio synodi romanae habitae sub Damaso papa et transmissa ad Orientem; in qua omnis orientalis ecclesia facta synodo apud Antiochiam, consona fide credentes et omnes ita consentientes eidem superexpositiae fidei singuli sua subscription confirmant (Mansi III, 461). 648 Bardy G. Le concile d " Antioche (379)//Revue benedictine. 1933. T. XLV. P. 196–213; Schwartz Ed. Zur Geschichte des Athanasius//Gesammelte Schriften. Berlin, 1959. Bd. 3. S. 36–55. 653 Например, Каваллера: Cavallera F. Le schisme d " Antioche. Paris, 1905. P. 258. Nota 2. Барди, кроме того, высказывает свое мнение по данному вопросу в весьма осторожной форме, так как признает, что восточные не были готовы на уступки в том, что касалось законности назначения Мелетия. Он понимает правило в том смысле, что было высказано расположение принять павлиниан, которые присоединятся к группе большинства. Однако, как нам кажется, не в этом состоит непосредственное значение правила. 655 Относительно этапов на пути к этому признанию см.: Greenslade S. L. Schism in the Early Church. London, 1953. P. 165–167. 657 Как отмечал В. Брайт: «Эта фраза слишком кратка для того, чтобы быть ясной самой по себе» (Bright W. The Canons of the First Four General Councils. Oxford, 1892. P. 113). 658 По поводу этих правил см.: Honigmann Ε. Trois memoires posthumes d " histoire et de geographie de l " Orient chretien//Subsidia Hagiographica, 35. Bruxelles, 1961. P. 57–62. 661 Разумеется, в практическом отношении это правило следует соотнести с совокупностью канонических положений по данному вопросу: Апост. правв. 7–14; Халк. правв. 9, 17, 21; Ант. правв. 11, 13, 14, 15; Сард, правв. 3, 4, 5, 7, 8, 9, 14; Карф. правв. 8, 12, 15, 19, 28, 87, 96, 125, 128–131, Epistulaad Bonifacium urbis Romae episcopum.

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Ronchey S. Il Martirio di San Policarpo e gli antichi Atti dei martiri da Baronio a oggi: dottrina ufficiale e realta storica//Christian East: Its Institutions and Its Thought/Ed. R. F. Taft. Rome, 1996. P. 651–670. Ronchey S. Indagine sul Martirio di San Policarpo: Critica storica efortuna agiografica di un caso giudiziario in Asia Minore. Rome, 1990. Ronchey S. Les Proces-verbaux des martyres chrétiens dans les Acta Martyrum et leur fortune//Melanges d’Archeologie et d’Histoire de l’Ecole Française de Rome. Vol. 112. 2000. P. 723–752. Ronsse E. Rhetoric of Martyrs: Listening to Saints Perpetua and Felicitas//Journal of Early Christian Studies. Vol. 14. 2006. P. 283–327. Rordorf W. Zum Problem des “grossen Sabbats” im Polykarp- und Pioniusmartyrium//Pietas: Festschrift für Bernhard Kötting/Hrsg. E. Dassmann and K. Suso Frank. Münster, 1980. S. 246–251. Roskam G. A Christian Intellectual at Trial. The case of Apollonius of Rome//Jahrbuch für Antike und Christentum. Vol. 52. 2009. P. 22–43. Roskam G. The Figure of Socrates in the Early Christian Acta Martyrium//Martyrdom and Persecution in Late Ancient Christianity. Festschrift Boudewijn Dehandschutter/Ed. J. Leemans. Leuven, 2010. P. 241–256. Rossi M. A. The Passion of Perpetua, Everywoman of Late Antiquity//Pagan and Christian Anxiety. A Response to E. R. Dodds/Ed. R. C. Smith, J. Lounibos. Lanham; New York, 1985. P. 53–85. Rousselle R. The Dreams of Vibia Perpetua: Analysis of a Female Christian Martyr//Journal of Psychohistory. Vol. 14.1987. P. 193–206. Ruggiero F. Il problema dei numéro dei martiri Scilitani//Cristianesimo nella Storia. Vol. 9.1988. P. 135–152. Salisbury J. E. Perpetua’s Passion: The Death and Memory of a Young Roman Woman. New York, 1998. Salomies O. Adoptive and Polyonymous Nomenclature in the Roman Empire – Some Addenda//Epigrafia e ordine senatorio 30 anni dopo/Ed. M. L. Caldelli, G. L. Gregori. Roma, 2014. P. 511–536. Saumagne Ch., Meslin M. De la légalité du Procès de Lyon de l’année 177//Aufstieg und Niedergang der römischen Welt. Tl. 2. Bfd. 23.1. Berlin; New York, 1979. S. 316–339.

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Ai giorni nostri la Chiesa e la sua Sacra Tradizione sono diventati una scoperta per il nostro popolo. Un’intera generazione di persone distanti dalla Chiesa ha di nuovo riscoperto la fede. La situazione in cui ci troviamo – situazione di riacquisizione della Tradizione dimenticata, di ritorno della società nella Chiesa, di rinascita della Chiesa – pone davanti a noi un compito: comprendere che cosa sia la Tradizione cristiana con la lettera maiuscola e chi siamo noi in questa Tradizione. Inoltre, la conoscenza della storia della civiltà cristiana ci ha aperti alla comprensione del ruolo della Chiesa in epoche completamente diverse, di prosperità e oppressione, di errori e prove. La Chiesa nell’epoca di Costantino, che compiva soltanto i primi passi come istituzione socialmente riconosciuta, non conosceva tutto ciò. Oggi possiamo dire che la Chiesa negli ultimi diciassette secoli sia divenuta più matura, più provata. L’esperienza storica della Chiesa non ci consente, dopo avere ricevuto la libertà, di non disporre di essa con intelligenza. Oggi si esige dalla Chiesa una particolare saggezza, perché abbiamo ricevuto una tale occasione storica che non abbiamo diritto di lasciarci sfuggire. Già negli anni Novanta del Novecento in Russia la Chiesa ha iniziato a parlare a voce spiegata di libertà e responsabilità come di due valori assoluti, senza la cui interazione non è possibile costruire una società giusta. Oggi sempre più spesso simili idee risuonano dalle labbra degli uomini di Stato. Oggi, in Russia, ma anche in qualche altro Stato dello spazio post-sovietico, la Chiesa e lo Stato sono capaci di parlare a una sola voce, di esprimere un’unica posizione. La consonanza tra Chiesa e Stato nella valutazione dei processi sociali non deve essere in nessun modo ritenuta segno di «fusione» tra essi. Il principio di reciproca non ingerenza tra Stato e Chiesa negli affari interni dell’uno e dell’altra deve essere mantenuto e si mantiene. Ma questo principio deve essere bilanciato da un altro principio non meno importante: la collaborazione di Chiesa e Stato in tutti i campi in cui questa collaborazione è possibile e necessaria. Ed essa si dimostra necessaria nei campi più diversi, connessi alla sfera dell’etica pubblica.

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Evidentemente, il più grande merito storico dell’imperatore Costantino risiede nel tentativo cosciente di sintesi di una nuova forma di Stato fondata sulle norme evangeliche. Era poco probabile che questo esperimento potesse concludersi con successo, poiché «nessuno versa vino nuovo in otri vecchi» (Mc 2,22). Lo statalismo pagano di Roma con l’aspirazione gli era propria all’assoluto controllo non fu eliminato negli Stati cristiani che le succedettero. Eppure i vecchi otri dello Stato romano permisero alla Chiesa di rivelarsi in pienezza nel suo servizio a migliaia di generazioni, di mettere a frutto i suoi doni benefici nella storia, di esercitare un’influenza nella formazione di molte culture e tradizioni. Noi recepiamo l’eredità del cristianesimo prevalentemente alla luce della sua evoluzione storica nel periodo seguito all’editto di Milano. Il «matrimonio» tra la Chiesa e lo Stato, sebbene si dimostrasse non eterno in forza dell’eterogeneità dei «partner», tuttavia, diede alla storia europea tale vettore di sviluppo, il cui rigetto significherebbe la morte della civiltà del nostro continente. In questo contesto la lezione storica dell’editto di Milano diviene estremamente preziosa. Mostra che un nuovo ciclo di sviluppo della civiltà deve basarsi su una libertà che poggi su solidi fondamenti etici. Proprio da tale libertà devono formarsi anche tutti gli altri tipi di libertà; da essa sorge pure lo Stato estraneo al totalitarismo. In caso contrario, la libertà diventa nuovamente solo un valore dichiarato ufficialmente ma astratto, mentre l’ideologia liberale riduce in schiavitù l’uomo e lo rende come uno zombi, similmente a quanto faceva l’ideologia irreligiosa nel passato recente. Nel IV secolo la Chiesa, per la prima volta nella sua storia, iniziò a integrarsi nella società civile, i cristiani per la prima volta sentirono la possibilità di mettere in pratica la propria fede e le proprie convinzioni per il bene della propria patria terrena. La forza della teologia cristiana – della teologia della salvezza e della resurrezione, della teologia del Regno di Dio che viene con potenza – doveva rivelarsi nella vita dei molti popoli che abitavano l’ecumene di quei tempi.

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– Secondo Lei, è possibile superare i disaccordi plurisecolari e come?  – Certamente, più lunga è la separazione, è più difficile superarla. Nel caso dei vecchi credenti ci sono stati non solo i disaccordi, ma anche le persecuzioni da parte delle autorità, sino alle più crudeli, che hanno portato via le vite di migliaia di uomini oppure li hanno costretti a fuggire dallo stato.  È difficile superare la memoria storica.  Ciononostante, la Chiesa ortodossa russa ha l’esperienza di un tale superamento. Dal 1800 nel suo grembo esistonole così dette parrocchie “dell’una fede” (adesso lechiamano di solito “del vecchio rito”) in cui i vecchi credenti uniti alla Chiesa hanno la possibilità di pregare secondo il vecchio rito russo ed essere in comunione canonica con la sua autorità. Il numero di tali parrocchie gradualmente cresce, e presso la chiesa moscovita del Velo della Madre di Dio in Rubtsovo è istituito il Centro patriarcale della tradizione liturgica russa antica, dove viene pubblicata la letteratura per le parrocchie del vecchio rito, ci sono i corsi dei ministranti e coristi, si fanno le ricerche sulla medievistica musicale e la liturgica storica.  – Quali relazioni ha il Patriarcato di Mosca con i vecchi credenti adesso?  – Le autorità della Chiesa ortodossa russa profondamentecomprendono le conseguenze dannose dello scismaecclesiale del XVII secolo, lo considerano una tragedianazionale, perciò  non evitono mai la possibilità di sanare in qualche modo queste conseguenze. Le relazioni non sono sempre ufficiali, ma anche inter-personali. Qui, dopo il Concilio del 1971, le cose vanno abbastanza bene, la diffidenza reciproca pian piano diminuisce. E occorre dire che la riunificazione dei molti vecchi credenti con la Chiesa ortodossa russa, a volte delle intere famiglie, rappresenta un fenomeno notevole nella vita ecclesiale della Russia contemporanea.  – La Chiesa ortodossa russa riconosce la gerarchia della CORVR?  – La gerarchia della CORVR (la così detta gerarchia diBila Krinitsa) fu unilateralmente istituita nel 1846 dalmetropolita emerito Amvrosje (Papagheorgopolos) diBosno-Sarajevo nel villaggio Bila Krinitsa, il qualeall’eposa si trovava sul territorio di Austro-Ungheria(adesso fa parte della Provincia di Chernivtsi dell’Ucraina). La legittimità della gerarchia di Bila Krinitsa non fu riconosciuta nell’Impero Russo. 

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Grazie all’editto di Milano i cristiani si trovarono dinanzi alla necessità di pensare non soltanto alla propria salvezza e al bene della propria piccola comunità. La nuova posizione nella società li costrinse a riflettere sulla qualità di questa società, sul proprio ruolo in essa, il ruolo di cittadini attivi, uomini che pregano per la patria, persone di buona volontà. Nelle nuove condizioni i cristiani – vescovi, teologi, monaci e la moltitudine dei laici – non si smarrirono. Nell’impero cominciò una fioritura impetuosa della cultura e del pensiero cristiani, sorse la storiosofia cristiana, si plasmò un nuovo rapporto della Chiesa verso il mondo circostante. L’epoca a cui pose inizio la pubblicazione dell’editto entrò nella storia come il secolo d’oro del cristianesimo, mentre per l’impero quest’epoca divenne un tempo di cambiamento dei paradigmi ideali. La teologia della Chiesa si pose alla base di una nuova comprensione della responsabilità personale, sociale e statale, influì sul rinnovamento di tutte le istituzioni della società, diede un nuovo fondamento valoriale ai rapporti familiari, all’atteggiamento verso la donna, comportò la progressiva eliminazione nell’impero dell’istituto della schiavitù. Il nuovo impero unì in sé la cultura romana dei rapporti giuridici, l’arte greca del fine pensiero e la devozione di Gerusalemme. E il cristianesimo divenne in esso la nuova religione, il fondamento di una nuova concezione del mondo, capace di unire tutta la molteplicità di razze e popoli dell’impero. La Chiesa sfruttò appieno l’occasione storica che aveva ricevuto. Il documento di Milano ricevette giustamente dalla scienza [storica] il nome di «editto di tolleranza». Il tal senso l’editto di Milano è supportato dallo stesso spirito del decreto che lo aveva preceduto, quello dell’imperatore Galerio del 311. Il decreto precedente permetteva il servizio liturgico cristiano, «se esso non turba[va] l’ordine sociale», ma alla condizione che i cristiani pregassero per l’imperatore e lo Stato romano, promettendo a quest’ultimo «l’aiuto supplementare» del loro Dio, il Quale, si intende, doveva proteggere Roma assieme alle altre divinità tradizionali .

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1985. Vol. 29. N 1. P. 29–62; Cuena Boy F. J. La «episcopalis audientia». Valladolit, 1985. (Derecho; 3); Orioli G. Gli arcivescovi maggiori: Origine ed evoluzione storica fino al secolo settimo//Apollinaris. Mil., 1985. Vol. 58. P. 615–627; Παπαγιννη . Σπ. Τ οκονομικ τον γγαμου κλρου στ Βυζντιο. θνα, 1986; Bo V. Storia della parrocchia. R., 1988. Vol. 1: I secoli delle origini: sec. IV–V; 1990. Vol. 2: I secoli dell’infanzia: sec. VI–XI; Frazee Ch. A. The Origins of Clerical Celibacy in the Western Church//Church History. 1988. Vol. 57 (suppl.). P. 108–126; Peri V. La pentarchia instituzione ecclesiale (IV–VII sec.) e teoria canonico-teologica//Bisanzio, Roma e l’Italia nell’alto medioevo. Spoleto, 1988. Vol. 1. P. 209–318. (Settimane di studio del Centro Italiano di Studi sull’alto Medioevo; 34, 1); Domagalski B. Diakoni rzymscy w IV wieku: z historii zwiazków biskupa, diakona i prezbitera//Vox patrum. Lublin, 1989. Vol. 9(17). P. 637–654; Heinzelmann M. Bischof und Herrschaft vom spätantiken Gallien bis zu den karolingischen Hausmeiern: Die institutionellen Grundlagen//Herrschaft und Kirche: Beitr. z. Entstehung und Wirkungsweise episkopaler und monastischer Organisationsformen/Hrsg. von F. Prinz. Stuttg., 1988. S. 23–82; La synodalité: La participation au gouvernement dans l’Église: Actes du VIIe Congr. Intern. de Droit Canonique (Paris, 21–28 sept. 1990). P., 1992; Il primato del vescovo di Roma nel primo millennio: Ricerche e testimonianze: (Atti del Symp. Storico-Teologico, Roma 9–13 ottobre 1989)/A cura di M. Maccarone. Vat., 1991; Patsavos L. J. The Primacy of the See of Constantinople in Theory and Practice//GOTR. 1992. Vol. 37. P. 233–258; Scholten C. Der Chorbischof bei Basilius//ZKG. 1992. Bd. 103. S. 149–173; Gahbauer F. R. Die Pentarchietheorie: Ein Modell der Kirchenleitung von den Anfängen bis zur Gegenwart. Fr./M., 1993; Jay E. G. From Presbyter-Bishops to Bishops and Presbyters//JECS. 1993. Vol. 1. N 3. P. 125–162; Noll R. R. Christian Ministerial Priesthood: A Search for Its Beginnings in the Primary Documents of the Apostolic Fathers.

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Лит.: Gajano S. B. Agiografia medievale. Bologna, 1976; Gordini G. D. Aspetti e problemi degli studi agiografici//La Scuola Cattolica. 1981. Vol. 108. P. 281-324; Cioffari G. Agiografia in Puglia i santi tra critica storica e devozione popolare. Bari, 1991; Bibliografia agiografica italiana: 1976-1999/Ed. P. Golinelli e. a. R., 2001; Biblioteca agiografica italiana: Repertorio di testi e manoscritti, sec. XIII-XV/Ed. J. Dalarun, L. Leonardi et al. Firenze, 2003. 2 vol. + CD. Испанская и португальская . На Пиренейском п-ове местная Ж. л. сложилась на каталон., кастильском (испан.) и португ. языках. Каталон. и кастильская традиции зародились приблизительно одновременно, в сер. XIII в. Самым ранним каталон. памятником считается поэма «Песнь о св. Вере» (Cançó de S. Fe; XI в.). В кон. XIII в. в Руссильоне появилась каталон. переработка «Золотой легенды». Возникновение испан. агиографической традиции чаще всего связывается с именем поэта Гонсало де Берсео, писавшего на т. н. придворном романском языке (romano paladino). Наиболее значительным его произведением стало стихотворное Житие Доминика Силосского, прозаическая переработка которого на кастильском языке была вскоре предпринята силосским мон. Перо Марином. Ок. 1235 г. в Кастилии появилось Житие прп. Марии Египетской, среди др. народных переработок восточных легенд - Повесть о святых Варлааме и Иоасафе. Были составлены также народные Жития новых святых - Франциска Ассизского, Доминика, Антония Падуанского, Педро Гонсалеса. Интерес к древней истории и церковным деятелям вестготско-мосарабской эпохи, характерный для испан. агиографии с XI в., сказался и на вернакулярной традиции. Первое Житие свт. Ильдефонса Толетского было создано на кастильском диалекте мон. Бенефециантом из Убеды. В XV в. толедский архипресв. Альфонсо Мартинес составил прозаические Жития святителей Исидора Гиспальского и Ильдефонса (Ystoria de la vida santa que fizo el bienaventurado Yllefonso). К XIV-XV вв. относятся житийные сборники на испан. языке (Vidas de Santos). От XIV в. сохранился ряд житий древних святых, переделанных с учетом местных фольклорных и лит. традиций, напр. испан. «История кабальеро Пласида, который впоследствии стал христианином и получил имя Евстафий» является переработкой Жития вмч. Евстафия Плакиды в форме рыцарского романа.

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Più di quattro secoli fa, nel 1589, fu istituito il Patriarcato in Russia, e questo avvenimento significò l’incarnazione del ruolo sempre più importante della Chiesa ortodossa russa nel mondo ortodosso, il riconoscimento della sua autorità, del ministero dei suoi gerarchi. Le sagge parole dei Patriarchi di Mosca hanno rafforzato la fede del popolo, hanno ispirato le persone a imprese eroiche e a proteggere la Patria, hanno insegnato la verità, la bontà, la misericordia, la giustizia, hanno riunito i rappresentanti di classi diverse, hanno contribuito a resistere alle prove del tempo. I nomi dei Patriarchi di Mosca e di tutta la Rus’ Ermogene e Filarete, il loro coraggio e la perseveranza nella fede sono diventati un simbolo per la nostra Patria per superare le turbolenze interne e l " invasione straniera nei primi anni del XVII secolo, un simbolo del risveglio spirituale e nazionale dello Stato russo. Nel periodo altrettanto difficile e drammatico della nostra storia del 1917-1918, si è svolto il Concilio locale della Chiesa ortodossa russa. I gerarchi, il clero e i laici decisero conciliarmente di restaurare il Patriarcato, la forma storica di organizzazione della vita della Chiesa. San Tichon, quindi, assumendo la missione del ministero patriarcale, ha compiuto, naturalmente, un’impresa spirituale in nome di Dio e della fede del suo popolo. Era consapevole di avere una responsabilità personale enorme in quel periodo così difficile per il Paese, ha capito che non avrebbe ricevuto onori dalle nuove autorità, ma la loro aperta ostilità. Capiva bene cosa significasse questo per lui. Ma con il neoeletto Patriarca erano i pensieri e le speranze delle persone, di chi da lui si aspettava protezione, sostegno e istruzione, l’ammonimento di coloro che avevano gettato il Paese nella guerra civile. Il Patriarca Tichon e i ministri della Chiesa ortodossa russa hanno condiviso pienamente il destino della Russia e del suo popolo, sono stati vicini alle persone nei loro problemi e nelle loro prove. Nonostante la repressione e la persecuzione, la distruzione e il saccheggio dei templi, i tentativi di indebolire e screditare la Chiesa, hanno conservato la cosa più importante - la fede, hanno aiutato il nostro popolo, sia qui che all " estero, a preservare la cultura, la storia, i costumi, le tradizioni e il carattere nazionale.

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Accettare Il sito utilizza i cookie per aiutarvi a visualizzare le informazioni più aggiornate. Continuando ad utilizzare il sito, l " utente acconsente all " uso dei metadati e dei cookie. Gestione dei cookie Il metropolita Hilarion a Tula Il 22 maggio 2014, nel giorno della festa di San Nicola il Taumaturgo, arcivescovo di Myra in Licia, il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca (Decr) e rettore della Scuola di dottorato e alti studi teologici dei santi Cirillo e Metodio, è arrivato a Tula con la benedizione di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Rus’ Kirill. Il metropolita Hilarion è stato accolto nella cattedrale cittadina della Dormizione dal metropolita di Tula ed Efremov Aleksej, dal decano della cattedrale, arciprete Sergej Rezuhin, e dal vice primo ministro della regione di Tula M.V. Levin. Prima dell " inizio della Divina Liturgia, i gerarchi hanno venerato le reliquie del beato Giovanni di Tula nella chiesa inferiore di Tutti i Santi risplendenti nella terra di Tula. Durante il servizio nella chiesa superiore della Dormizione della Madre di Dio hanno concelebrato con il metropolita Hilarion il metropolita di Tula ed Efremov Aleksij, il vescovo di Belëv e Aleksin Serafim, e il clero della metropolia di Tula. Al termine della Liturgia, il metropolita Aleksij ha rivolto parole di benvenuto al presidente del Decr. Nel sottolineare che il metropolita Hilarion era venuto a Tula, con la benedizione del Primate della Chiesa ortodossa russa, per partecipare alla cerimonia di apertura della Giornata della lingua e della cultura slava, il capo della metropolia di Tula ha detto, tra l’altro: «Siamo lieti di avere l " opportunità di svolgere insieme un programma ricco di eventi. Su invito dell’Università statale di Tula, parteciperemo alla VI Conferenza scientifica internazionale sul contributo della Chiesa ortodossa russa alla storia e cultura russa. Oggi, in sua presenza e con la benedizione della Gerarchia della Chiesa, si terrà la prima (e in questo senso storica) riunione del consiglio per l’istruzione teologica regionale, a cui prenderanno parte i rettori degli istituti di istruzione superiore... Oggi lei avrà modo di incontrare i giovani ortodossi - studenti universitari e del nostro Seminario di Tula. E molti altri parteciperanno alla riunione. Ma soprattutto, ancora una volta ringraziamo Sua Santità che ci ha dato la gioia di averla con noi in questa giornata e di pregare insieme. La prego di accettare la nostra sincera testimonianza di amore fraterno».

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